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DARE ALLA LUCE – Creatività in light painting

Di Donne e di Dee – ritratti gentili di femminilità potente

Per definizione, la creatività è la capacità produttiva della ragione o della fantasia ma – dico io – anche del corpo, del gesto.
Non a caso nel termine riecheggia un mondo intero: quello della gestazione, della maternità (e della paternità, certo).

A me ha sempre affascinato il paragone tra arte e vita, per cui l’arco di significato del mio stare al mondo parte dal concepimento/ideazione per venire alla luce!

Che bella espressione… venire alla luce.

Dal buio che è grembo, indefinito, caldo custode e protezione…
Alla luce che è eccitamento dell’occhio e della mente, scoperta, ingaggio.

Come le idee, anche le persone vengono alla luce.
E a me piace che il percorso sia gentile.

Il ritratto in light painting – letteralmente ‘pittura di luce’ – è così: un dolce emergere dall’oscurità per ciò che di noi vogliamo raccontare. Un’esperienza che è vero e proprio cammino, co-creazione tra fotografa e modella.

Non è solo una foto, è molto di più. È farsi sbirciare da una luce discreta dentro l’utero del buio, è giocare […] come da bambina e farsi vestire di luce, è una chiacchierata silenziosa tra pelle e occhi, è un bagno di profumi, viene voglia di chiudere gli occhi e lasciarsi colorare. Non c’è niente che devo fare, niente ‘cheese’, niente pose… solo entrare nel silenzio o nel sussurro, nella penombra, nella sfumatura. Esco dal mondo, entro nel quadro, anzi nel posto misterioso e tiepido dove si generano le luci e i colori. Sono all’alba dell’universo, appena dopo il  Big Bang e la luce appena nata vaga come pulviscolo e quasi non osa appoggiarsi, sfiora soltanto e poi cede di nuovo al buio e i suoni non sanno ancora parlare e non si sa ancora come generare l’universo. Siamo nella cavità prima che tutto inizi. Il mondo è attutito. (Maddalena)

Tempo, buio, fiducia, creatività, colore e luce.

Questa la ricetta per un ritratto che è qualcosa di più di uno… scatto e che – anzi – con l’istantaneità, la velocità e l’evidenza di un classico shooting (dall’inglese ’sparare’) non ha molto a che vedere.

Misterioso, oscuro, enigmatico, indefinito… eppur perspicuo, ‘che si lascia attraversare dalla luce’!

[…] questa tecnica mi ha subito emozionata e affascinata. Così dolce e profonda… così diversa da ciò a cui siamo abituati! Io ero alla fine della mia gravidanza: un momento speciale che Alle è riuscita a cogliere dipingendoci con la luce! Alle è una pittrice e io mi sono sentita una tela! Posso ancora sentire sulla pelle quella piacevole sensazione di carezza data dalla luce che dolcemente illumina il mio corpo… la mia pancia! 

Rivedere poi la fotografia è qualcosa di unico! L’effetto è davvero magico, morbido, gentile, leggero! L’effetto finale è incredibile […] non è facile descrivere con le parole la fotografia di Alle, è come descrivere un balletto o una mareggiata o le foglie che cadono durante l’autunno… a parole sembra tutto così banale e semplice ma quando sei lì rimani affascinato per sempre! (Adele)

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Come una gravidanza, un parto e una crescita, io voglio una fotografia che sia gentile.

Sono! Ho un corpo! Posso entrare nel mondo! E il mare cresce attorno a me! Fluttuo leggero nel lago caldo delle mie origini, immerso nell’universo delle sensazioni, godendo dei movimenti leggeri delle mie membra. Il mio corpo continua a svilupparsi, definirsi, affinarsi, immerso in un universo di suoni e vibrazioni che lo modellano e lo scolpiscono.
Verena Shmid, Venire al mondo e dare alla luce (edizioni Urra, 2005)

Una fotografia che sia dolce e gentile, nel disvelare potenza e significato!

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Sii dolce con me. Sii gentile.
È breve il tempo che resta. Poi
saremo scie luminosissime.
E quanta nostalgia avremo
dell’umano. Come ora ne
abbiamo dell’infinità.
Mariangela Gualtieri, Sii dolce con me in Bestia di gioia, 2010

Tyger! Tyger!
Burning bright
In the forests of the night:
What immortal hand or eye
Could frame thy fearful symmetry?
[…]
William Blake, The Tyger in Songs of Experience, 1794

Tigre, tigre! che fiammeggi
nelle selve della notte,
quale occhio, quale mano
immortale fu capace
di comporre le tue forme
con tremenda simmetria?
[…]
traduzione (magistrale) di Roberto Sanesi in La trasparenza dell’ombra, 1994

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Grazie Marzia Bisognin per avermi fatto conoscere l’opera poetica di Gualtieri.
Grazie a Roberto Sanesi che, conosciuto in teatro masticando Shakespeare e T.S. Eliot anni fa, mi ha spalancato le orecchie e la mente al senso poetico e alle radici della traduzione.

Grazie alle donne-dee che mi hanno concesso l’uso delle immagini che le ritraggono e grazie a quelle che hanno preferito mantenerle private. Per me è stato un privilegio e un piacere plasmare l’effigie di ciascuna di voi.

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Sullo stesso tema:
Qui un’introduzione al light painting.
Qui una mia interpretazione della maternità in light painting, alla luce di Caravaggio.
Qui una mia interpretazione della paternità in light painting, alla luce di Klimt.

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