
Stampe giclée in mostra
Il vero titolo di questo post sarebbe: Stampe giclée in bella mostra!
Sì, perché se già stampare le fotografie è sempre un bene, stamparle bene e ben condividerle lo è di più.
Di recente ho avuto l’opportunità di esporre alcuni ritratti in light painting in una manifestazione locale.
Con l’occasione, perciò, ho provveduto alla produzione di nove stampe giclée nel formato A3+, poi incorniciate in un semplice (ma elegantissimo) passepartout bianco.
Appese su nero, hanno fatto davvero una gran figura.
Che cosa sono le stampe giclée?
Il termine (un neologismo mutuato dal francese) è sinonimo di alta qualità di stampa a getto d’inchiostro.
In pratica le stampe giclée sono l’equivalente digitale della stampa fine art.
Ossia dell’alta qualità.
Nelle stampe fotografiche in generale ‘alta qualità’ significa sostanzialmente tre cose:
• Fedeltà della riproduzione: che riguarda le sfumature del colore (o del bianco e nero), la sua ‘profondità’ e il grado di incisione e resa del dettaglio.
• Qualità dei materiali: che riguarda sia la selezione delle carte sia l’utilizzo di specifici (e numerosi) inchiostri gestiti da apposite stampanti.
• Durata nel tempo: la peculiarità e la qualità delle carte e – soprattutto – degli inchiostri garantiscono la permanenza dell’immagine originale e la sua conservazione nel tempo.
Le stampe giclée, allora, sono stampe fotografiche di altissima qualità e fedeltà, atte a durare nel tempo.
Perché stampare in grande?
Una riflessione diversa merita il tema della dimensione delle stampe.
Sebbene spesso si dica che less is more, ossia che la semplicità, l’essenzialità, sia il massimo dell’eleganza e dell’efficacia, è vero però che – in taluni casi – le dimensioni contano, eccome!
E non si tratta tanto di ‘mostrare i muscoli’, bensì di mostrare. Bene e nel dettaglio.
Ci sono immagini che esigono un ingrandimento tale da riempire completamente il campo visivo dell’osservatore, imponendogli, quasi, un tête–à–tête.
Ci sono immagini che esigono dimensioni ancor maggiori, immersive.
(Avete presente la Rothko Chapel, a Huston?)
Bene. Ho scoperto (ma lo sospettavo) che le mie donne-dee in light painting devono essere stampate bene e in grande.
Stampe giclée, dunque.
Su carta perlata (Canson Infinity Photo Luster, 310 g/mq).
Per ora nel formato A3+ (33 x 48 cm), più il passepartout.
Perché esporre stampe e perché esporle bene?
La fotografia è un linguaggio e, dunque, nasce per dire qualcosa e – aggiungo io – per dirlo a qualcuno.
A me, personalmente, poco importano i monologhi interiori o i presunti dialoghi autoreferenziali.
Io fotografo per condividere la mia visione del mondo.
E per cambiarlo, il mondo.
Ecco allora che – sempre – un interlocutore attento, vivace, critico, mi è vitale.
Aver potuto esporre al pubblico il mio lavoro in light painting (e si tratta di oltre due anni di studio e pratica… matti e disperatissimi!) è stata un bella opportunità di confronto.
Scoprire la meraviglia negli occhi di chi ha osservato i miei ritratti è stata un’iniezione di energia rinnovata per proseguire la mia ricerca.
Riscontrare interesse e curiosità tanto negli amici quanto in perfetti sconosciuti mi ha dato la misura del margine di significato che questo lavoro può avere: ampio. Molto ampio.
Figlia, sorella, madre, amica o sposa;
vergine, strega, custode, guida, guerriera o regina.
Diamo corpo e luce all’idea di femminilità che è in te.
Ormai lo so.
Di donne e di dee non è più ‘solo’ una mia idea.
È un progetto – ambizioso – aperto.
Chi sarà la prossima dea a venire alla luce?
In un tempo in cui, ancora, il corpo delle donne è spesso terreno di umiliazione, violazione e prevaricazione, io voglio raccontare la femminilità multiforme, complessa, cangiante della donna ‘vera’.
In un tempo in cui, ancora, i modelli di riferimento per le bambine e le ragazze (e non solo) sono spesso stereotipi svilenti o convenzioni trite, io voglio offrire alle donne di ogni età, colore o credo, un’esperienza di narrazione e rappresentazione di sé che sia creativa, libera e meravigliante!
Potente e gentile ad un tempo.
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Con l’occasione, mi è gradito ringraziare il Comitato per la Cultura di Villa Guardia, in particolare nelle persone di Lorenza Trinca e Lella Bergna, infaticabili e sensibili organizzatrici, nonché dell’assessore Roberta Bernasconi, che mi ha voluta nella manifestazione.
Grazie anche allo schietto (e affettuoso!) confronto offertomi da Giancarlo Castiglioni, storico fotografo di Villa Guardia.
Grazie ai miei vicini di stand, Franco Sampietro e Alberto Pini, il cui supporto e compagnia mi sono stati preziosi.
Grazie a Kevin Bellò, ché una passione come la sua è contagiosa!
Grazie a tutti coloro che hanno voluto fermarsi, chiedere, raccontare, ascoltare.
Grazie a tutti e a ciascuno.
lella bergna
8 Maggio 2016 at 20:39Il piacere e’ stato condividere con te la tua disponibilita’ verso i ragazzi e la tua Arte…. Le tue opere mi hanno dato forti sensazioni… Grazie Alle
alle
9 Maggio 2016 at 11:09Grazie a te, Lella, per la passione, la cura e la condivisione con tutti noi. Alla prossima. Presto! 🙂
valentina colorni
9 Maggio 2016 at 12:20Cara Alle, oltre alle immagini, che mi sembrano davvero pregevoli, ho apprezzato molto l’atto, che definirei politico, di raccontare a tuo modo il corpo delle donne. Da quello che ho visto mi sembra che il tuo racconto del femminile costituisca un gesto politico rivoluzionario. L’immagine del femminile è di solito estremamente legata a stereotipi, che definirei come immagini rigide, sterili; la tua rivoluzione sta nel considerare invece gli archetipi, che generano libertà perché sono domande aperte, luoghi di dialogo nei quali ciascuno può ritrovare pezzi di se stesso senza dover aderire ad un’immagine riprodotta e vuota (stereotipata).
A me piace questo genere di gesto, che incide sulla collettività -qui sulla percezione collettiva dell’immagine delle donne-, in questo senso lo ritengo un gesto politico. E credo, in quest’ottica, che allestire una mostra sia particolarmente appropriato.
alle
10 Maggio 2016 at 10:37Grazie, Vale! È esattamente ciò che intendevo (e intendo fare): politica! E rivoluzione.
Il fatto che emerga, si legga, è emozionante – per me – perché mi conferma la strada su cui sto camminando.
Mi conferma che ha senso per sé.
Continua a lavorarci.
Lorenza
11 Maggio 2016 at 11:38Alle, ho letto con piacere e ammirazione l’approfondimento che hai dato del tuo lavoro di ricerca nel campo fotografico e artistico. Ho apprezzato moltissimo le immagini esposte in occasione della recente mostra; di alcune in particolare mi ha colpito lo sguardo intimo e penetrante che emerge dai volti velati dalla luce. Grazie e buon lavoro….
alle
11 Maggio 2016 at 11:43La velatura della luce… mi piace questa prospettiva! Grazie a te, Lorenza, per gli spunti, il sostegno e la disponibilità al confronto. Sarà bello tornare a lavorare insieme presto su qualche nuovo progetto!
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