
LUCE DI PRIMAVERA
Lo so, lo so, sono astronomicamente in ritardo!
La primavera è arrivata da diversi giorni e io ancora non ho pubblicato questo post… che dire? Sarà che le temperature e l’acquerugiola di questi giorni mi fanno pensare più a novembre che all’aprile ormai alle porte…
Comunque.
La notte dell’equinozio la mia amica Elena (grazie infinite!) ci ha portati tutti nel bosco con le fiaccole, fino a raggiungere un enorme falò. L’idea era: camminiamo fisicamente nel buio (dell’inverno, ma non solo), così da sperimentare il calore dell’avvicinarsi alla luce (anche della primavera), letteralmente sulla nostra pelle (a un certo punto ho temuto andasse a fuoco tutto!).
Il che è come dire: viviamo in noi la rinascita, il risveglio dal torpore.
Scegliamo di ‘bruciare’ il vecchio per dare spazio al nuovo. Evolviamo. Miglioriamo.
Be’, è stato decisamente interessante, sia come esperienza sia come riflessione.
FOTOGRAFIA DI LUCE: TRA SCRITTURA E PITTURA
Puntando verso il fuoco il mio obiettivo (il 16-35mm f/2.8, il mio preferito!) non ho potuto evitare di ripensare – per l’ennesima volta – al rapporto privilegiato della fotografia con luce.
Ferdinando Scianna (chi non lo conosce, lo conosca! Ne vale la pena) dice sempre che ci sono due modi di intendere la parola fotografia, che si riflettono poi in due modi di essere fotografi: foto-grafia è parola composta, che si rifà ai due termini ‘luce’ e ‘ scrittura’… ora, per alcuni è la scrittura della luce; per altri è una scrittura tramite la luce (la tecnica del light painting è maestra, in questo senso!).
In quest’ultima interpretazione è evidente che il soggetto ‘creatore‘ sia il fotografo che, attraverso la luce, tratteggia e scolpisce la realtà in base alla proprio visione, all’interpretazione che ne vuole trasmettere.
Nel primo caso, invece, il soggetto creatore, l’agente, è la luce stessa! E il fotografo non è che uno spettatore (benché attentissimo)… o, meglio, un ‘recettore’.
Se nell’un caso, l’autore è (o pretende di essere) fattore dell’immagine su cui esercita una sorta di (patria?) potestà, qui invece l’autore la riceve ed è chiamato a custodirla (quasi come una maternità?!?)…
Ora, sebbene i due aspetti si intersechino spesso e volentieri, Scianna – e il mio lato reportagistico con lui – propende decisamente per la fotografia come scrittura della luce; quindi per il ruolo del fotografo come autore, certo, ma anzitutto in assetto ricevente; il cui mestiere ha molto più a che fare con l’osservazione del mondo che con la sua manipolazione… e il cui scopo, alla fine, non è fotografare il mondo, ma raccontarlo (anche) tramite la fotografia.
Ma cosa c’entra tutto ciò con l’arrivo (speriamo!) della primavera?
C’entra, perché si torna a quella riflessione sul venire alla luce di cui già si parlava (qui) e che sta cominciando a prendere senso nella mia testa…
Fotografia come accoglienza di ciò che viene alla luce, cioè fotografia come maternità (o genitorialità, per par condicio)?
Interessante. Tornerò certo a rifletterci*.
Intanto, però, speriamo che, della primavera, arrivi il calore e la luce, non solo il giorno!
[…] per me la fotografia è uno strumento, è uno strumento per dire delle cose.
Io ho cominciato a fotografare da ragazzo perché la Sicilia era là, e non perché la Sicilia era là perché io facessi delle foto. Il mondo non è, cioè, un pretesto per la fotografia, è la fotografia che è uno strumento per raccontare il mondo.
[…] il fotografo per me è chi guarda il mondo cercando di vederlo (ogni tanto gli capita di beccarne un frammento!)
Ferdinando Scianna, intervistato da Giuliano Monterosso (Gruppo FotoAmatori Crotone) .
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*In effetti ci sono tornata eccome!
Si vedano le mie riflessioni su maternità e paternità alla luce (!) del ritratto in light painting.
Sabrina
27 Aprile 2013 at 15:25Alle! porta anche me la prossima primavera….deve essere una bellissima esperienza questa! Da elfetti…
alle bonicalzi
29 Aprile 2013 at 7:31Aggiudicato!
Davvero bella.