
UNA TENDA ROSSA, SUL CORPO DELLE DONNE
Il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, è andato in scena – letteralmente – SGUARDI (parte prima): un evento articolato, nel tempo e nello spazio, per ripensare il corpo delle donne, ma non solo, attraverso occhi, idee e pensieri nuovi.
Tra musica, teatro, pittura e fotografia, una tenda rossa per dare alla luce un immaginario più rispettoso.
Qui il reportage.

SGUARDI, 25 novembre 2016, Scuola di Musica di Villa Guardia
ROSSO COME IL SANGUE, ROSSO COME IL FUOCO
Quando mi hanno chiesto di esporre le mie fotografie in light painting per questo evento, una cosa mi è stata subito evidente: era necessario mettere il mio lavoro in dialogo. Con gli altri contributi, e con lo spazio. Il titolo della manifestazione, SGUARDI, suggeriva la via. Quale migliore trait d’union di uno spunto visuale forte? Quale miglior leitmotiv di un colore. Forte.
Quale colore se non il rosso?!

La mia serie Lady Madonna, in primo piano Sophia (la Sapienza), in blu Maria (la Madonna).
Tra tutti i colori, forse quello più articolato quanto a sfumature di significati (e non solo), il rosso è il colore del sangue – che richiama tanto la vita quanto la morte, sia la violenza sia la forza vitale – e il rosso è il colore del fuoco – che distrugge o purifica, che scalda o devasta.
Amaranto, bordeaux, carminio, granata, porpora, scarlatto.
Rosso.
Sensuale, fiero, impulsivo, passionale.
Rosso.

Psithurism, olio su tavola di Kevin Bellò; sullo sfondo il Posto Occupato (in memoria delle donne vittime di violenza).

Rose al tavolo del buffet; sulla parete di fondo la mia serie Women in a White Society.

La tenda rossa di SGUARDI, sulla parete di fondo la mia serie Di Donne e di Dee.

Le lucciole, olio su tela di Kevin Bellò.
Donne piccole come stelle
c’è qualcuno le vuole belle […]
Donne piccole e violentate
molte quelle delle borgate […]
Donna come l’acqua di mare
chi si bagna vuole anche il sole […]
Donna come un mazzo di fiori
quando è sola ti fanno fuori
donna cosa succederà
quando a casa non tornerà.
Enzo Gragnaniello per Mia Martini, Donna

Gabriella Foti canta Mia Martini.

Al pianoforte, Vittorio Iannaco.
Per l’occasione ho voluto allestire una sorta di spazio sacro che potesse accogliere il pubblico, l’esposizione (delle mie donne-dee e dei corpi-natura dipinti a olio da Kevin Bellò), una performance musicale (di Gabriella Foti e Chiara Moretti, accompagnate dal pianoforte di Vittorio Valerio Iannaco) e il salotto informale con tisane e biscotti. Uno spazio sacro che fosse anche soglia, portale per un’esperienza articolata, culminante nello spettacolo struggente di Erika Renai.

In scena E fu chiamata donna, scritto e interpretato da Erika Renai.

Eva, Barbara, Margherita, Giovanna, zia Daniela e Gemma…

… più storie e voci, un unico monologo.
UNA TENDA ROSSA APERTA AL PUBBLICO
Nella tradizione di moltissime culture, il femminile ha goduto spesso di uno spazio-tempo sacro e dedicato, in occasione del sanguinamento mensile. Le cosiddette Tende Rosse erano – e sono – l’espressione concreta della volontà di onorare il potere creativo delle donne.

Tra gli organizzatori, le amministrazioni di Villa Guardia (a sinistra la vicesindaca Roberta Briccola) e Lurate Caccivio (al centro Isabella Dominioni).

Ricevimento nel salotto informale.
La ‘mia’ tenda rossa rende omaggio a questa tradizione millenaria nel tracciare una linea netta tra un fuori (il mondo, caotico, frenetico, aggressivo, rapace) e un dentro (l’evento, ben articolato, musicalmente cadenzato, rispettoso, gratuito) e nell’istituire un luogo sacro all’interno del quale celebrare il femminile e metterne in luce – letteralmente – il potenziale spesso inespresso (se non addirittura violato).

The A Team di Ed Sheeran.

Canta Chiara Moretti.
It’s too cold
For angels to fly
Angels to fly
To fly, fly
Or angels to die.
(Ed Sheeran, The A Team)

Entusiasti i commenti alla serata: da rifare. Con più uomini.

FRASI DI DONNE: Lo sguardo alle volte può farsi carne, unire due persone più di un abbraccio. – Dacia Maraini

FRASI DI DONNE: Guardate come una singola candela può sia definire sia sfidare le tenebre – Anna Frank
DI DONNE E DI DEE: INTORNO AD AFRODITE
Una delle tre serie di fotografie in light painting che ho esposto, Di Donne e di Dee, ruota intorno alla figura-archetipo di Afrodite: spesso appiattita sullo stereotipo dell’amante facile e incostante, invece archetipo dell’amore, sì, ma inteso a tutto tondo!
Afrodite non è una delle dee vergini come Estia, Artemide e Atena: valevoli per sé, autosufficienti, mai vittime né penetrabili.
Afrodite non è neppure una dee vulnerabili come Era, Demetra e Persefone: definite nel loro essere dalla relazione che le lega ad altri da sé, quindi sempre in relazione e, quindi, potenzialmente vittime.
Afrodite è l’unica dea alchemica*, in grado di trasformare completamente persone, vite e destini. Generatrice di cambiamento, è il potere del corpo che si fa veicolo, consapevole, di senso.

Afrodite
Di rosso vestita, la mia Afrodite potrebbe traghettare tutti noi verso una concezione più articolata, ricca di sfumature e rispettosa del mistero del corpo e dell’identità di ciascuna donna.
Perché, come dice la psicanalista junghiana Jean Bolen nel sul Le dee dentro la donna, in ciascuno di noi operano o possono operare tutti gli archetipi.
LADY MADONNA E LA MADDALENA
La seconda serie esposta, Lady Madonna, trasferisce la riflessione sul femminile dall’immaginario greco a quello cristiano, e si fa critica! Perché i potenziali archetipi che potrebbero sostenere la donna nella nostra cultura, di fatto sono stati annichiliti dall’ideologia patriarcal-paternalista di cui ancora facciamo fatica a liberarci.
Prendiamo ad esempio la Maddalena: appiattita sullo sterotipo della prostituta redenta e adorante, racchiude in sé, invece, la forza della ricerca e il coraggio della conoscenza. Lei è colei che cammina nel mondo e osa guardarlo per quello che è.
Un auspicio per tutti noi: guardare per vedere.
Conoscere per smettere di avere paura.

Maddalena
WOMEN IN A WHITE SOCIETY – SUL CORPO DELLE DONNE
Terza e ultima serie esposta in SGUARDI è Women in a White Society – sul corpo delle donne, che ha dato anche volto alla locandina dell’evento.
Questa serie, nata per la Women in White – Society di cui faccio parte, è un monito a noi tutti abitanti del cosiddetto Primo Mondo (la ‘società bianca’ cui allude il titolo): sebbene per certi versi avanzai, c’è ancora tanta strada da fare quanto a equità, diritti e inclusione. E il discorso vale per il corpo delle donne, certo, ma non solo.
Il diritto di parola, il diritto alla propria identità, l’inviolabilità del sé, la libertà riguarda tutti e ciascuno di noi.
Insieme possiamo concepire un mondo che dia spazio e tempo al fiorire e rifiorire della bellezza intesa come scaturigine della meraviglia e, dunque, di una cultura della ricerca e del rispetto.

Woman in a White Society, V
Ora che ho vissuto la mia vita fino a questo punto
posso affermare che non c’è niente di donchisciottesco
né di romantico nel voler cambiare il mondo.
È possibile. È il mestiere al quale l’umanità si è dedicata da sempre.
Gioconda Belli, scrittrice, poetessa e attivista nicaraguense
Un grazie speciale a Gioacchino Genovese, direttore della scuola di Musica che ci ha ospitato (ci sei mancato e ti sarebbe piaciuta da morire!) e a Lorenza Trinca che ci ha accolti e supportati al meglio.
Grazie ai fornitori che hanno liberamente aderito all’iniziativa: Parafarmacia Bionatur (tisane), Bergamin pasticceria (biscotti), Linea Party (piatti, bicchieri e tovaglioli), floricultura Tiozzo (piante e rose), Manuela Vimercati e Mino&Franca Lanni (stoffe rosse), Ivar Molteni (cornice), merceria MaryGiò (nastri rossi).
Grazie a chi ci ha messo impegno, tempo e passione: soprattutto Simona Scacchi,e Nicola Maria Lanni, Barbara Morandi, Elena Zulli, Roberta Briccola e Lara Greco.
Grazie agli artisti che hanno condiviso con me il cammino: Kevin Bellò, Erika Renai, Gabriella Foti, Chiara Moretti e Valerio Iannaco.
Da rifare. Almeno una volta all’anno!
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