
Al di là dello specchio – workshop su autoritratto
Qualche giorno fa, con la Women in White – Society, sono tornata al Chiostrino Artificio di Como dove ho messo in scena un workshop sull’autoritratto: un’esperienza creativa alla ricerca di spunti interessanti su di sé: come donne, certo, ma anzitutto come persone.
In 20 si sono messe e messi in gioco, letteralmente, tra forbici, colla, giornali, fogli, penne e un set fotografico pronto per loro.
Parola d’ordine: libertà.
Di fare (o non fare), di sperimentare, di confrontarsi, di raccontarsi (ma anche no).
Ma, soprattutto, libertà di essere. Al di là dei cliché. Al di là degli stereotipi.
Un ritratto di sé tra collage, parole e fotografia
Il principio base
L’idea è che la pratica dell’autoritratto sia utile, a chiunque, per innalzare il livello di percezione della propria identità personale e che, quindi, favorisca – volendo – una riconciliazione con la propria vicenda personale. In particolare, calato in un discorso sul femminile, l’autoritratto consente anche di mettere alla prova gli stereotipi di genere e di valutare l’incidenza dell’immaginario collettivo sul nostro immaginario personale.
Lo scopo? Conoscersi un po’ meglio e darsi la possibilità di pensarsi/raccontarsi in modo non convenzionale.
Di seguito alcuni spunti sulle tecniche utilizzate, a uso e consumo di chi desiderasse approfondire la riflessione sul tema.
ATTRAVERSO IL COLLAGE, FRAMMENTI DI SÉ
Una tecnica ‘povera’, apparentemente semplice eppure rivoluzionaria: adottate nelle arti a partire dalle avanguardie di fine Ottocento/primi del Novecento, le ‘carte incollate’ danno vita a uno spazio nuovo, che «si slancia verso l’infinito in tutte le direzioni» (Apollinaire).
Tra armonia e contrasto, figurazione e astrazione, il collage è un’avventura inebriante.
Un vero e proprio ‘strappo alla regola’!
Per chi volesse approfondire, qui un buon punto di partenza.
Per chi volesse lasciarsi ispirare e smuovere dai più grandi maestri di questa tecnica, ecco alcuni nomi:
John Heartfield, Henri Matisse, Max Ernst, Mimmo Rotella (décollage), Jaen Arp, Robert Rauschenberg (combines).
Tra i maestri assoluti del medium ci sono, ovviamente (!) anche delle donne.
Storicamente spicca su tutti Hannah Höch, artista Dada che, oltre a lavorare con il nonsense e la provocazione, ha dovuto incarnarne i principî in una personale battaglia contro il pregiudizio sessista dei suoi stessi ‘compagni d’arme’! In nome della libertà. Anche di essere donna e artista.
Tutt’oggi, Annegret Soltau non smette di spingerci al di là della nostra… comfort zone e afferma decisa: «Per me fare affidamento su una identità permanente non ha senso. Non ha senso presumere di essere sempre ‘se stessi’».
Tra le altre: Lee Krasner e Rita Boley Bolaffio.
Io sto già affilando le mie* forbici!
AUTORITRATTO E SCRITTURA, NON SOLO AUTOMATICA
Perché proporre un workshop sull’autoritratto? Si chiederà qualcuno.
Perché, con Chuck Palahniuk, «Ogni cosa è un autoritratto. Ogni cosa è un diario.»
Il nostro agire, soprattutto quando è creativo (in senso lato), racconta molto di noi e, volendo, lo racconta a noi stessi per primi!
Raccontarsi per capirsi, potremmo metterla così.
Ma anche viceversa: «Dipingo autoritratti […] perché sono la persona che conosco meglio» diceva Frida Kahlo.
La mia proposta è quella di misurarci con tre tecniche e linguaggi completamente diversi: collage, scrittura automatica, fotografia.
Alla ricerca della molteplicità che è in ciascuno di noi, contro etichette, pregiudizi e ruoli preconfezionati!
Chi vede la figura umana correttamente: il fotografo, lo specchio o il pittore? (Picasso)
Per il momento poetico/introspettivo, ho scelto di lavorare con un verso di Nicoletta Grillo (che ringrazio per la disponibilità), tratto dal suo Lettere all’amministrazione del condominio:
FOTO, FOTO, FOTO, FOTO, FOTO, FOTO, FOTO, FOTO, FOTO
E se è vero che noi mettiamo noi stessi in tutto ciò che facciamo…
Non fai solo una fotografia con una macchina fotografica. Tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai sentito, e le persone che hai amato. (Ansel Adams)
… è anche vero che la pratica vera e propria dell’autoscatto è un mondo! Un universo di ricerca personale che può farsi universale.
Un cammino che ha a che fare con la nostra immagine esteriore molto meno di quanto – forse – pensiamo…
A chi importa quale è il mio aspetto? Importa di più sapere come funziona la mia mente e dove arriva la mia immaginazione. (Duane Michals)
Per questo, se il selfie è un altro modo di guardarsi allo specchio (un modo itinerante, con pretesa di solidarietà), l’autoritratto va ben al di là… AL DI LÀ DELLO SPECCHIO!
Alla fine del nostro percorso, ciascuno è stato invitato a mettersi in scena in nove autoscatti, ciascuno ispirato a un’emozione o stato d’animo.
Privacy assicurata, libertà garantita.
E se c’è chi ha optato per un’immedesimazione psicologica alla Stanislavskij, altri hanno giocato con il corpo fisico dell’attore (metodo lecoquiano da me prediletto fin dai tempi della scuola di teatro all’Arsenale di Milano).
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Grazie a tutte e a ciascuna.
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