
Faccia a faccia (Facebook e il ritratto)
Mi ero ripromessa, nell’inaugurare il nuovo sito, che avrei scritto un post alla settimana.
Ho capito quasi subito che l’idea era ottima, ma l’ambizione esagerata…
Diciamo allora ogni 15 giorni?
E sorvoliamo se ogni tanto si arriva al mesetto, metti che si abbia un ingorgo di lavoro o le bambine malate…
Non più di un mese, però!
Tassativo.
E invece no. Eccomi qui a fare i conti con quasi tre mesi di ‘silenzio blog’.
TRE MESI?!
Cos’è successo, nel frattempo? Che cosa ho fatto? Dove sono finita?
È presto detto: sono stata risucchiata in Facebook!
Era un passaggio obbligato, lo so.
Se vuoi proporre il tuo lavoro capillarmente, soprattutto ai privati, non puoi sfuggire al confronto diretto, all’esposizione in pubblico, al faccia a faccia o, meglio, al face to face (book).
E come si affronta Facebook? Come ci si affaccia in quello pseudo-mondo?
Presentandosi, ovvio.
«Ciao, sono Alle Bonicalzi, sono una fotografa di eventi e ritratto e sono ormai 94 giorni che mi affaccio in FB.»
Detta così mi sento un’alcolista…
E in effetti – lo dicono tutti – Facebook è un po’ come una droga… se non ci fai caso, ci passi le ore, i giorni, i mesi…
Appunto.
Vedo gente connessa sistematicamente (sempre!), e non per lavoro…
Leggo intimissimi dettagli di vite che non dovrebbero essermi così evidenti…
Rifiuto, stupita, inviti di adulti a giocare a non so quale battle game…
Tento di districarmi tra emoticons ‘classici’ e ardite composizioni tipografic-senzienti (a cosa serve, cosa significa o veicola la testa di squalo?)…
Faccio fatica. Lo ammetto.
Fatica a cogliere la struttura profonda del medium (che però intuisco essere geniale).
Fatica a gestire il flusso di lavoro tra profilo e pagina.
Fatica a tener testa e dar risposta alla miriade di commenti, condivisioni, like, inviti e richieste d’amicizia che fioccano.
Fatica a scrivere anche solo un post per il mio blog!
Ma.
Una cosa mi affascina e mi interessa profondamente di FB: la vocazione ritrattista.
Di ciascuno, per sé.
Del mezzo, per tutti.
FACEBOOK E IL RITRATTO: ALLA RICERCA DI ASCOLTO
Nome, cognome, indirizzo, studi, lavoro, data di nascita, sesso, orientamento religioso e/o politico?!?
Certo, la griglia è standardizzata e il rischio è un po’ quello del qualunquismo, della sciatteria…
Ma è interessante il desiderio apparentemente profondo di ciascuno di noi di raccontarsi agli altri.
A degli amici ora reali ora virtuali che, di fatto, hanno il compito principe di fungere da specchio:
«Specchio specchio delle mie brame, chi ha più like di tutto il reame?»
Già.
Perché alla fine – sembra – ciò che cerchiamo è il consenso. Il gradimento.
Dimmi che ti piace quello che faccio… quello che sono (o che dico di essere, perché vorrei esserlo)!
Perché c’è solo il tasto like, e non il dislike?
Forse per lo stesso motivo per cui facciamo fatica ad apprezzare un ritratto in cui non siamo ‘belli‘.
Forse perché è più difficile avere a che fare con il rifiuto, la fatica, il dispiacere, la bruttezza…
Eppure.
Più procedo nel mio lavoro e mi addentro nelle vite delle persone, e più mi accorgo che ciò di cui si ha veramente bisogno è che qualcuno (qualcosa?) ascolti.
Ci ascolti.
E Facebook, in effetti, è sempre lì, in ‘ascolto’: se non è connesso uno dei miei contatti, sarà connesso l’altro…
Ma è poi lo stesso chi dice che cosa? Un amico vale l’altro?
Nella fotografia non è così: un fotografo non vale l’altro. Mai.
Ciascuno ha una sua visione, questo si sa…
Ma ciascuno ha anche un suo… udito…
Una sua particolarissima capacità di ascolto.
Che è conditio sine qua non per potersi affacciare sulla vita di chi ha di fronte… per poterla affrontare, faccia a faccia, e poi restituire.
L’obiettivo come specchio.
Uno sguardo in ascolto, il fotografo.
Seguimi su FB, se vuoi, ma raccontami chi sei anche di persona!
Io saprò ascoltare.
E restituire. Ritrarre.
😉
Ah, la mia foto? Un omaggio al famosissimo Violon d’Ingres di Man Ray.
Su di lui, una biografia approfondita e oltre 100 opere raccolte QUI.
Chiara
13 Giugno 2013 at 19:37come hai ragione!!! un tempo anch’io ero fb dipendente… ora mi sono disintossicata!!! poche foto e più voglia di vedere cosa mi offre più che offrire io qualcosa a questo strumento geniale e demoniaco allo stesso tempo ;P
alle bonicalzi
14 Giugno 2013 at 7:20Importante è restare desti circa il mondo (reale e virtuale) che ci circonda! 😉
Sabrina
19 Giugno 2013 at 14:47per noi adulti è abbastanza semplice “disintossicarsi”, ma io vedo i miei alunni…ne sono malati, ne sono dipendenti e questo è altamente rischioso…
alle bonicalzi
19 Giugno 2013 at 16:59Chissà… chissà se è poi vero che ci sia una differenza generazionale significativa… I ragazzi sono più ‘FB dipendenti’? Oppure ne capiscono maggiormente il quid?
Ciò che a me sembra mancare, ma ad ogni fascia d’età, è una consapevolezza ‘vera’. Un esserci per scelta; un sapere cosa dico a chi (e perché)… Senza questo, è tutto e solo rumore di fondo. Ci si abitua, e non ci si fa più caso. E quando poi – come è accaduto e accade, purtroppo – qualcuno grida e chiede veramente aiuto!… bhè, allora può accadere che nessuno risponda.
E il silenzio, la solitudine, l’isolamento può diventare assordante! Da morire.
Forse dovremmo essere noi, i ‘grandi’, ad assumerci davvero e fino in fondo il carico e la responsabilità anzitutto di ascoltare. Ascoltare i nostri figli, i nostri allievi, i nostri amici, i ‘piccoli’.
Ascoltarli.
A volte, anche per imparare da loro!
😉