A fine dicembre 2020 ho incontrato i ragazzi e le ragazze della IV liceo delle scienze umane del Sacro Cuore di Gallarate (VA). Grazie alla loro insegnante di lettere e alla dirigenza, si è potuta svolgere la visita guidata a Indicibile in semipresenza: le e gli studenti in aula con la prof, io collegata via Meet.
Un’ora di dialogo davvero interessante e stimolante che si completerà con il laboratorio L’immagine e il volto. Ecco alcune delle riflessioni emerse.

Ecco le immagini che hanno suscitato i commenti di seguito riportati.
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ALMENO C’È UN PO’ DI GIOIA
Credo che il significato possa essere visto in generale perché tutti, almeno una volta, hanno risposto «bene» alla domanda «come stai?», quando in realtà stavano a pezzi e questo lo si può leggere dal sorriso evidenziato dal rossetto su una faccia che non conosce felicità; più in particolare, invece, il rossetto rosso può esser visto come il simbolo della violenza sulle donne, una donna, dunque, che seppur stia vivendo una relazione malata e sbagliata, si convince di star bene con la frase «almeno c’è un po’ di gioia». (Rebecca)
SU DRITTA QUELLA SCHIENA
La frase potrebbe essere allegoria non solo di un gesto di violenza, essendo una frase che si usa generalmente come minaccia per ‘educare’ una persona, ma l’allegoria con l’impronta della scarpa sul volto della donna e la frase potrebbero simboleggiare genericamente la violenza sulle donne e, di conseguenza, la donna che viene appunto sminuita dalla società. Così si spiega l’immagine: calpestata dalla ‘forza’ dell’uomo e quindi dalla società, fortemente maschilista, a parer mio, che si crede superiore anche se in realtà non è assolutamente così. (Filippo)
L’impronta sulla foto ricorda quella di uno scarpone su una foglia. Dopo essere stata ‘calpestata’ la donna fa fatica a rialzarsi ma l’uomo le impone di tenere dritta la schiena. (Emanuele)
NESSUN PROBLEMA
Spesso è una risposta che diamo con facilità anche se non è vero. A volte il «nessun problema» nasconde tutte le cicatrici che in realtà abbiamo (fresche?). (Benedetta)
Quest’opera ha suscitato in me un senso di inquietudine poiché spesso le donne vittime di violenza tendono a nascondere tutti i loro problemi, spesso anche cercando di auto-convincersi che in realtà un problema non c’è. Situazioni come le loro, per tutti noi terribili e non sopportabili, per queste donne, talmente tanto che ne sono vittime, sono davvero la normalità e non rappresentano per esse, davvero, nessun problema. (Valentina)
Il foglio nonostante tutte le spaccature è ancora tutto insieme, la donna si nasconde sotto la frase «nessun problema» ma in realtà è tutta frammentata al suo interno. (Emanuele)
Ritengo che molti di noi si trovino spesso in situazioni scomode nel senso che, almeno a me, capita camminando per strada di vedere una persona che mi ferma per parlare e mi chiede come sto. Questa domanda non viene sempre posta con la vera intenzione di ottenere una risposta e molte volte io rispondo «bene» o «nessun problema» anche se non sto bene. Io credo che con quell’immagine l’artista volesse dirci che le donne spesso sono costrette a vivere situazioni scomode ma nonostante ciò vanno avanti, a volte anche mascherando il dolore. (Alessandro)
IO PRENDO TE
Io ho attribuito la frase all’uomo che decide di possedere la donna. il foglio sembra quasi come quando noi ne prendiamo uno per forza, quindi la donna viene intesa come oggetto. (Anna)
Secondo me la frase viene detta dall’uomo [sottintendendo]: «non sei tu che scegli, ma sono IO che decido di sposarti, indipendentemente da ciò che vuoi tu». (Benedetta)
Nell’immagine possiamo vedere la donna rappresentata su un foglio stropicciato chiuso con un anello. La fede rimanda chiaramente al matrimonio che però viene vissuto in modo sbagliato poiché l’uomo ‘cattura’ la donna possessivamente con la sua fede dicendo «io prendo te» e tu non puoi più liberarti. La donna comincerà a sentire il peso di questa relazione tossica e si sciuperà come un foglio diventando debole e più facile da opprimere e schiacciare dall’uomo. Se la relazione fosse vissuta in modo sano, la frase «prendo te» sarebbe detta in senso buono: «prendo te per amarti durante tutto il resto della mia vita». (Costanza)
È l’uomo che compie violenze fisiche o psicologiche nei confronti di una donna che non sceglie a caso. Il carnefice sa bene su che vittima puntare, ovvero l’uomo punta su donne fragili, insicure, che si lasciano abbindolare facilmente. (Sarah)
SCUSA?
Secondo me la parola ‘scusa’ rappresenta ciò che dice l’uomo alla donna dopo una violenza o psicologica o fisica. Il punto di domanda ha un significato a parte rispetto a ‘scusa’, sono due parole separate, e sta a significare il senso di rimorso reale o apparente che prova l’uomo dopo aver maltrattato la donna. L’uomo, in questo caso, non è certo di essere veramente pentito di ciò che ha fatto e interpreta l’accaduto come un: «sono veramente dispiaciuto per quello che ho appena fatto? (scusa/?)». Il foglio accartocciato simboleggia la chiusura sempre più in se stessa da parte della donna dopo aver subito l’umiliazione. Quel foglio, ormai accartocciato, non tornerà mai più nuovo come una volta. (Giulia)
Io ho interpretato lo ‘scusa ?’ come se fosse una domanda espressa da una persona esterna, che chiede alla donna come sia possibile che abbiamo nuovamente perdonato le violenza che il compagno o il marito, le infligge quotidianamente. Per quanto riguarda l’immagine della donna stropicciata, a parer mio rappresenta una donna dopo aver subito varie violenze, sia fisiche che psicologiche, infatti anche se potrà superare l’accaduto, le rimarranno sempre dei segni di ciò che le è successo. (Alessia)
Io ho attribuito queste parole a due persone: ‘scusa’ l’ho attribuita a l’uomo, e ‘?’ alla donna. Questo perché, l’uomo chiede scusa alla donna dopo averla picchiata perché magari era in preda alla collera; mentre la seconda battuta è ciò che pensa la donna, ossia il fatto che dato che lui l’ha già fatto, potrebbe benissimo rifarlo. L’immagine rappresenta come si sente la donna in questo momento, secondo me, ossia come un foglio di carta stropicciato, quindi segnato da ciò che l’uomo le ha fatto, e che non può tornare come un foglio appena preso, liscio e senza ammaccature. (Anna)
È uno ‘scusa’ detto dall’uomo alla donna. Ma non è un solito ‘scusa’, bensì indica, ad esempio, uno «Scusa? prova a ripetere quello che hai detto??!», come sfidando e aggredendo la donna debole. Benedetta
Questa parola la dice l’uomo nei confronti della donna dopo che l’ha violentata psicologicamente o fisicamente. Il punto di domanda sembra dire ‘forse’ in riferimento al ‘scusa’. (Sarah)
È UNO DI QUEI GIORNI?
L’uovo è un alimento molto sudicio, sporcante. Quando, mentre cuciniamo, ci ritroviamo sporchi di uovo crudo facciamo fatica a eliminare questo sudiciume dalle nostre mani, quindi nel momento in cui l’uomo ci violenta è come se lanciasse un uovo addosso alla donna, quindi la sporca e le dà poche possibilità di tornare a sentirsi pulita. Ma, con molta fatica, è invece possibile, nonostante lei non dimenticherà mai delle uova che le sono state lanciate.
La frase, secondo me, è pronunciata da un personaggio esterno, magari una amica che chiede alla donna se è uno di quei giorni in cui non riesce a sbarazzarsi delle uova che quel giorno, come tanti altri, l’uomo le ha lanciato. (Rachele)
MI PIACE TUTTO DI TE
La donna è frantumata in tanti pezzi e cerca di aggiustarsi non riuscendo però a raggiungere la sua interezza. Se lei non è riuscita ancora a completarsi come può l’uomo dire che ama tutto di lei!? È come una presa in giro, quel tutto che l’uomo ama in verità non esiste. Per esistere, prima è la donna che deve sentirsi completa, ma non lo sarà mai per ciò che subisce da parte dell’uomo. (Daniela)
L’uomo tratta la donna come un pezzo di carta: la strappa, la riduce a brandelli e dopo, quando si accorge di aver ‘leggermente’ esagerato, cerca di riparare con frasi del tipo «mi piace tutto di te», cerca di riattaccare i pezzi del foglio con dello scotch. Il foglio rappresenta la donna, i pezzi del foglio sono le violenze fisiche e psicologiche e lo scotch rappresenta le parole ‘dolci’ che l’uomo usa nei confronti della donna per riparare i danni. Anche se l’uomo riesce a rimettere insieme tutti i pezzi del foglio, il foglio non sarà mai del tutto uguale a prima. (Sarah)
PICCOLE RESPONSABILITÀ QUOTIDIANE
Ho interpretato quest’opera come simbolo di qualcosa che, oramai, è diventato quotidiano, normale, raffigurato con i chiodi sulla donna ritratta. Inoltre la parola ‘responsabilità’ sottolinea che la donna si colpevolizza e attribuisce a se stessa i motivi per cui l’uomo la violenti. (Anita)
SCHERZAVO
Spesso le persone dopo un commento o un’azione cattiva pronunciano la parola «scherzavo» in realtà anche se è solo uno scherzo le parole hanno sempre un peso, in questo caso rimangono a noi appiccicate come tantissimi spilli. (Emanuele)
Molte volte un uomo attacca una donna non solo fisicamente ma anche verbalmente e quando si accorge che la stessa rimane offesa cerca di correggersi dicendo che era uno scherzo e che non diceva seriamente, però la donna offesa è rimasta ferita da quelle parole e i chiodi ne sono la prova. (Jacopo)
Mi ha colpito molto perché una frase che tutti abbiamo detto e che tutti ci siamo sentiti dire. Infatti facciamo una battuta e poi diciamo «scherzavo» pensando di non ferire nessuno o di non fare nulla di male, ma questo non garantisce che l’altra persona non ci sia rimasta male. Ed è qui che arriva il significato degli spilli: infatti stanno a indicare una sorta di sofferenza e di dolore provocate da queste parole magari dette scherzando. (Andrea)
FATTI CURARE
Penso che una donna, quando subisce una violenza non solo fisica, deve parlare, farsi curare. L’unico modo per farsi curare è parlare dialogare con l’altro che può essere uno psicologo, un’amica o la propria madre. (Matilde)
INNOCUO SI SCRIVE CON LA Q?
Mentre la donna cerca di capire se innocuo si scrive con la q, l’uomo nel frattempo la ricopre di violenze di ogni tipo e, poco alla volta, la distrugge e fa sì che lei non abbia più le forze di capire la parola ‘innocuo’, che sia stanca al punto da non potersi allontanare da lui, dal suo carnefice. (Sarah)
Grazie. A voi tutte e tutti e a ciascuno.
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