
PERCHÉ STAMPARE LE FOTOGRAFIE È BENE
In un mondo interconnesso e fluido come il nostro, chi te lo fa fare di stampare le fotografie?
In un’era digitalizzata e mobile come la nostra, perché stampare le fotografie ?
In un tempo di social, selfie e instagrammi, ogni quanto stampare le fotografie?
PAURA DI DIMENTICARE? STAMPA CHE TI PASSA
Io sono nata negli anni Settanta dello scorso secolo.
Da bambina avevo i pantaloni di velluto a coste marroni, i maglioni con il cappuccio fatti a mano, e una macchinetta fotografica automatica con il flash quadruplo a foggia di dado.
Mio nonno paterno faceva ‘i filmini’, della famiglia ma anche della città, dell’azienda, degli eventi locali.
I miei nonni materni avevano incorniciato, in salotto, un albero genealogico dipinto tramandato di generazione in generazione per secoli.
I miei genitori fotografavano le vacanze, le cerimonie, gli incontri.
Poi, facevano stampare le foto, selezionavano le immagini predilette e le incollavano su grandi album tutti uguali, con l’anno scritto in costa. (In verità lo fanno ancora!)
Io sono cresciuta con la narrazione per immagini del mio passato – mio e della mia famiglia allargata – e, devo dire, tuttora torno con emozione a quelle immagini.
Le mie figlie sono cresciute consultando gli album delle fotografie di famiglia e, ben presto, hanno iniziato a comporne di propri: dapprima con le immagini scattate da altri (o ritagliate dai giornali), oggi, con quelle scattate da loro stesse.
Scatto, selezione, sviluppo, stampa.
Il ciclo ‘naturale’ della fotografia è questo.
Dallo sguardo alla carta.
Dalla scelta alla cura.
Perché scattare le fotografie?
Per comprendere il mondo e le persone che ci circondano e, semmai, per interpretarli e ri-raccontarli.
Perché selezionare le fotografie?
Perché la narrazione finale sia sintetica e significativa.
Perché sviluppare le fotografie?
Perché la ripresa (analogica o digitale che sia) non esaurisce la visione.
Perché stampare le fotografie?
Perché vivano. Per me la risposta è semplice e cristallina.
Il negativo [come il file] è paragonabile alla partitura del compositore e la stampa alla sua esecuzione. Ogni esecuzione è diversa in modo sottile. (Ansel Adams)
La fotografia può essere memoria.
La fotografia può essere parte della vita.
La fotografia può rammentarci chi non c’è più.
La fotografia può essere di conforto a chi resta.
La fotografia può essere testimone di un’epoca.
La fotografia può raccontare storie di valore.
Ma.
Per farlo.
La fotografia deve essere maneggiabile e maneggiata.
Il modo più semplice (sebbene non sia l’unico) per farlo è: stampare le fotografie.
E sebbene – piuttosto che niente – io sia propensa a dire: stampare le fotografie a ogni costo (quindi su qualunque carta e con qualsiasi inchiostro), va anche detto che, già che si è deciso di stampare le fotografie che si amano, che lo si faccia bene.
A regola d’arte.
Io, personalmente, stampo con grande gioia e gran piacere su carte di pregio e con inchiostri durevoli nel tempo.
Le chiamano stampe giclée, che è l’equivalente di stampa digitale fine art, ossia di altissima qualità.
Che siano perlate, matte o di cotone, io scelgo le mie carte con grande cura.
Che sia a colori o in bianco e nero, io curo la stampa di ogni singola immagine nel dettaglio.
Quale che sia la grammatura prescelta per la stampa (il ‘peso’ della carta), è importante per me che le fotografie che stampo abbiano corpo.
E quindi, come si è detto, che sia un piacere maneggiarle.
E non è finita qui.
Non basta, infatti, stampare le fotografie che amiamo: bisogna anche custodirle!
E allora non c’è che l’imbarazzo della scelta: una bella cornice; un album o un fotolibro; oppure una scatola speciale.
E tu, come custodisci le fotografie che ami?
Se ci sono foto a cui davvero tenete, createne delle copie fisiche. Stampatele! (Vint Cerf)
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Io, di recente, ho stampato nove ritratti in light painting per esporli in una mostra: notevoli!
Qui una sbirciatina.
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