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Io, la mia esperienza, il mio sguardo e la fotografia

Di recente mi hanno chiesto un curriculum vitae, che non avevo aggiornato. Mi sono messa a scriverlo e ne è venuto fuori più di un autoritratto. Forse due (o tre!).
Una sorta di me stessa, attraverso i miei occhi, che sono diversi. Eccomi.

Autoritratto multiplo

Mi chiamo Alle Bonicalzi. Vivo a Villa Guardia, piccolissimo paesino in provincia di Como, ma sono nata a Gallarate, nel Varesotto, e ho studiato e vissuto per diversi anni a Milano.
Ho quarantun’anni, un marito (e socio), due figlie, due gatte e qualche amico fidato.

Fotografo da quando ero ragazzina (avevo una reflex analogica con un solo obiettivo, un cinquantino!), ma poi ho fatto tutt’altro.
Ho studiato filosofia all’università (laureandomi con lode in teoria e tecniche delle comunicazioni di massa), ho studiato recitazione e ho lavorato in teatro per dieci anni (come attrice, media se non mediocre va detto, ma anche come scenografa e assistente light designer, mooolto meglio!).
Contemporaneamente e in seguito ho lavorato e lavoro nel campo dell’editoria, cartacea e web: come redattrice e coordinatrice editoriale, prima; fondando un piccolo laboratorio editoriale, poi.
Oggi continuo a occuparmi di testi, con particolare attenzione per la divulgazione tecnico-scientifica; a volte dipingo (oggi anche e soprattutto con la luce) o costruisco giocattoli e, dal 2009, ho ripreso a studiare e a fare seriamente fotografia.

Ho iniziato collaborando con un periodico del gruppo IlSole24Ore, realizzando ritratti business e da lì non mi sono più fermata.
Ho scoperto la cosiddetta street photography e quella life style, mi sono innamorata della fotografia di matrimonio (soprattutto ammirando il lavoro di Jeff Ascough), vero concentrato di emozioni e di appuntamenti inderogabili.
Mi interessano le persone (a partire dalle donne, ma non solo), le relazioni tra loro, gli sguardi e i gesti.
Oggi questo faccio: racconto storie attraverso scatti il più naturali possibili (lo chiamano reportage, termine assai abusato!) oppure tramite la ‘magia’ (scientificissima, in realtà!) del light painting.

Sebbene alcune mie fotografie siano state pubblicate su alcune riviste di settore, su libri e su diversi siti, il mio cliente ideale è il privato e una delle mie massime aspirazioni è che le mie fotografie ‘invadano’ i loro album di famiglia e le loro pareti di casa!

Parte del mio lavoro è visibile qui sul sito, così come sul mio profilo Facebook. In questi ‘luoghi’, come pure negli impaginati dei miei matrimoni (obbligatori!), le mie fotografie si accompagnano sempre a didascalie, commenti, testi, perché (con Ferdinando Scianna) io credo che immagini e parole vadano di pari passo nel tentativo sublime di incarnare, di restituire e di condividere una visione del mondo.

Ah, il logo che mio marito ha disegnato per me rimanda alla clamorosa soggettività di un gesto apparentemente automatico (oggettivo?) quale la registrazione visiva, lo sguardo, lo scatto.
Io, ovviamente, non posso che fotografare attraverso i miei occhi (through blue eyes), ma rivolgendoli ad altro da me: il mio sguardo, la tua vita.
Come a dire che una fotografia è sempre un’interpretazione della realtà (infatti implica una scelta, un punto di vista), ma acquista senso quando è con-divisa, quando è per qualcuno.

Il resto è solo immagine, rumore di fondo, di cui è sempre più inutilmente pieno il mondo.

PS. Per fortuna non siamo… simmetrici!
Se non ci credi, prova anche tu!
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HALF SELFPORTRAITS:
BREVE TUTORIAL PER
‘MEZZI AUTORITRATTI’.

1.Scegli un tuo ritratto frontale.
2. Stampalo in due copie, di cui una ‘flippata orizzontalmente’ (serve un programma di editing, tipo Photoshop).
3. Taglia le due foto in verticale lungo la linea del naso.
4. Accosta, a coppie, le due porzioni identiche di ogni ritratto.
5. Stupisciti e…
6. … conosci te stesso/a un poco di più!

Enjoy.

 

1 Comment
  • Gabriele Basilico, Beirut e io

    12 Maggio 2016 at 16:15 Rispondi

    […] Accanto, nuovissimi e altissimi palazzi scintillanti. La mia Beirut era ancora ferita, ma il mio sguardo non riusciva a staccarsi dalla gente, non poteva fare a meno di chiudersi sul dettaglio, sul […]

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