
RITRATTO FOTOGRAFICO: tra pittura e light painting
IL RITRATTO e IL RITRATTO FOTOGRAFICO
Ritrarre significa, letteralmente, ‘portar via, fuori’. Probabilmente è per questo che in molte culture primitive e in alcune religioni non è apprezzato ritrarre le persone o la divinità: lo si considera un furto, un’appropriazione indebita.
Eppure il ritratto ha a che fare anche con la rappresentazione, ossia con il ‘riportare a presenza’ qualcosa che è stato e che non è più. Per questo si fa strumento prezioso di memoria e significazione.
Oggetto e concetto duplice, il ritratto oltre a prendere restituisce.
Si fa veicolo di relazione.
Come un’indagine approfondita, disvela un tesoro nascosto: noi stessi.
Strutturalmente – per come siamo fatti – noi non possiamo vederci in viso: i nostri occhi che ci permettono di vedere il mondo e l’altro, infatti, non possono vedere se stessi, se non allo specchio.
Il rischio dello specchio, però, è il dramma di Narciso che langue e muore di fronte a un’immagine muta.
Che è un po’ la stessa dinamica del selfie (ma non dell’autoritratto, che è tutt’altra cosa): l’urlo sordo di uno specchio onnipresente (mobile!) «Io sono qui, io sono. Qualcuno mi vede?».
Espressione angosciosa di un qui e ora che mendica riconoscimento, attestazione d’esistenza.
Si usano gli specchi per guardarsi il viso, e si usa l’arte per guardarsi l’anima. (George Bernard Shaw)
Diverso è, invece, specchiarsi nello sguardo di un altro o di un’altra.
Un Tu che, riconosciuto esistente e presente, conferma il mio Io.
Una restituzione, di senso e di valore.
Accade in ogni relazione.
Accade nel ritratto.
E dopo aver incontrato l’altro, è possibile lavorare su di sé e attraverso di sé: andando talmente a fondo da prendere le distanze da noi stessi, articolando così un discorso critico o simbolico sulla rappresentazione stessa e sul ruolo dello sguardo.
Farsi altro da sé per rimandare un’immagine sorprendente, inattesa di sé. Un’immagine condivisibile (non tanto o non solo su FB!) perché universale.
È il percorso del vero autoritratto. Che, tramite un singolo, è ritratto di un aspetto dell’umanità intera.
Vedere ed essere visti, prendere e dare, trarre e restituire.
Il ritratto è un oggetto dialettico, vivo, in fìeri.
Frutto di una relazione, si esercita nella collaborazione.
È un lavoro di ricerca e, sempre, una sorta di performance.
Un lavoro che, anche in fotografia, non intende riflettere la realtà (come invece fa lo specchio), bensì darle significato (lo diceva già Roland Barthes).
Per questo vale la pena farsi ritrarre veramente, almeno una volta nella vita.
Per sperimentare su di sé questo sguardo significante.
Per mettersi in gioco e in discussione.
Per darsi e riaversi.
Per conoscersi meglio.
E per avere una gran bella immagine da… sfoggiare (o custodire)!
Ma un ritratto come?
IL RITRATTO FOTOGRAFICO
Analogamente al ritratto pittorico, il ritratto fotografico è tipicamente posato ma, a differenza della pittura, la fotografia può permettersi la ripresa anche di un ritratto agito, se non addirittura ‘rubato’ (ossia scattato a insaputa del soggetto*).
Che sia realizzato in studio, con luci artificiali e sfondi neutri, oppure ambientato e in luce anche naturale o mista, il ritratto fotografico mira comunque e sempre non solo a rappresentare le sembianza fisiche del soggetto, bensì a lasciar trasparire anche quelle morali.
Novella icona, o emblema, il ritratto fotografico ambisce a farsi simbolo della persona rappresentata.
Che sia serio o scherzoso, il ritratto fotografico si propone sempre un intento narrativo: che cosa racconta del soggetto rappresentato?
E allora ecco mille domande fare capolino:
Come mi vesto? Come mi pettino? Mi devo truccare? Come mi metto? Che faccia faccio?
Ma la domanda più importante, di fatto, è un’altra, ossia: perché?
Tu perché vuoi un ritratto fotografico? A cosa ti serve (è la cosiddetta destinazione d’uso)?
Ma, soprattutto, che cosa vuoi che racconti di te?
IL RITRATTO FOTOGRAFICO IN LIGHT PAINTING
Tra le opzioni possibili nell’uso del mezzo fotografico per realizzare ritratti, il mio preferito è il light painting**. Letteralmente ‘pittura di luce’, è una tecnica fotografica antica e potente, che prevede un tempo di scatto lungo (qualche minuto) al buio.
E mentre per il pittore o lo scrittore si tratta di affrontare la tela o la pagina bianca (la tabula rasa) e di mettere nero su bianco le proprie impressioni, il ritratto in light painting prevede che l’immagine sia letteralmente estratta dal buio, a colpi di luce.
Più che uno scatto, è un evento, un happening, in cui soggetto e fotografo sono chiamati a costruire, nello spazio e nel tempo, un’immagine stratificata, densa… profonda.
A metà strada tra pittura e fotografia, il ritratto in light painting mantiene la posa, i tempi lunghi e la pastosità cromatica del dipinto, uniti però alla potenzialità tecnologica e alla specificità del mezzo fotografico che – ad esempio – non può che utilizzare qualcosa che c’è davvero.
Fantastica e reale a un tempo, la fotografia in light painting è gentile e potente!
Meravigliosa e vera.
Even if one is neither vain nor self-obsessed, it is so extraordinary to be oneself – exactly oneself and no one else – and so unique, that it seems natural that one should also be unique for someone else. Simone de Beauvoir (The Woman Destroyed)
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* La questione se uno scatto rubato possa dirsi o no un ritratto è controversa. Per me sì, a patto che sia restituito al soggetto ritratto (no, invece, se al prendere non segue il dare). Per intenderci: lo scatto a mia madre assorta nella lettura, poi donatole in un secondo tempo può considerarsi un suo ritratto. Lo scatto rubato al senzatetto al margine della strada (bieco cliché ‘poetico’ per molti) non è un ritratto ma un furto. Potrebbe, al massimo, considerarsi un ‘ritratto di città’, qualora fosse esposto e restituito ai cittadini per una riflessione sull’abitare i luoghi urbani. Se, tuttavia, non prevedesse – a monte – una violazione del diritto alla privacy.
Ci torneremo.
** Sull’argomento light painting, alcuni approfondimenti:
Qui un’introduzione al tema del light painting.
Qui light painting, creatività e maternità.
Qui una mia interpretazione della maternità in light painting, alla luce di Caravaggio.
Qui una mia interpretazione della paternità in light painting, alla luce di Klimt.
Qui sulla bellezza di un ritratto in light painting.
laura e franca
3 Aprile 2016 at 21:26Grazie per averci dato la possibilità di darci e riaverci
usando viso e cuore da entrambi i lati dell’obbiettivo 🙂
alle bonicalzi
21 Aprile 2016 at 10:36Grazie a voi, meravigliose donne. Coraggiose guerriere.
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