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EMERGERE DAL BUIO SI PUÒ: Giù le mani dalle donne

Venerdì sera si è concluso SGUARDI, manifestazione a più voci per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. La mostra Sul corpo, con dipinti di Kevin Bellò e alcune mie serie in light painting ha incorniciato, per l’occasione, la presentazione del libro Giù le mani dalle donne di Alessia Sorgato, in dialogo con Telefono Donna e due consultori del territorio*. Che cosa ho imparato? Che emergere dal buio si può.

Qui sopra: Hands off   Giù le mani (dal corpo delle donne).
Opera in concorso all’International Light Painting Award 2016.

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Incontrare faccia a faccia chi, quotidianamente, affronta e supporta casi di violenza, sopruso, intimidazione, stalking non è semplice.
Lo sguardo è diverso.
La norma e certa agghiacciante normalità procedurale sfida il pubblico di non specialisti, che vacilla di fronte a dati importanti.

La violenza riguarda una donna su sei.
La familiarità a dinamiche violente si reitera, caratterizzando intere storie familiari, di generazione in generazione.
La cultura di riferimento – il flusso di immagini e messaggi in cui siamo immersi – è responsabile (e noi, un po’, ci siamo scocciate di questo!).
I dati sono in crescita, ad esempio in Lombardia.
(Ma questa crescita – ci spiegano – è anche un dato ‘positivo’, poiché maggiori sono le denunce! Maggiore è la visibilità di un fenomeno che c’è sempre stato ma che è da poco svelato. Un fenomeno che va affrontato e combattuto, perché emergere dal buio si può.)

IL BUIO: TRA IGNORANZA, SOLITUDINE E PAURA

Tra i fattori di rischio, il primo è l’ignoranza.
E lo è a più livelli.
La povertà di un percorso educativo e/o scolastico ricevuto; la mancata conoscenza dei propri diritti o delle procedure e del supporto che si può richiedere; l’accettazione acritica di stereotipi, norme familiari, tabù; un basso livello di autostima, la mancata conoscenza del proprio corpo e della sua inviolabilità…

Sapere aude!
Abbi il coraggio di conoscere e sapere!
Immanuel Kant, filosofo illuminista tedesco – citando Orazio –

Unita all’isolamento della vittima, l’ignoranza si trasforma in paura.
Che paralizza.
Che inchioda in un ruolo apparentemente immutabile, dato.

Non è così.
Emergere dal buio si può.

Di più.
Si deve.

Capii che la paura non aiuta e non serve a nulla.
Anne Frank, scrittrice ebrea tedesca deportata

LA LUCE: IN DIALOGO, TRA PARI

Alessia Sorgato non ha dubbi: la prima regola – sempre – è parlare.
Denunciare situazioni percepite come pericolose, sempre.
Il criterio, il discrimine è uno: se ho paura, se mi sento in pericolo, denuncio!

Le associazioni come Telefono Donna, i Consultori e i programmi specifici sono attivi e disponibili per questo: trovare un interlocutore edotto, che possa sostenerci nel percorso doloroso ma doveroso di rendere giustizia a noi stesse, o a un’amica, o alla vicina di casa, o ai minori vittime di violenza assistita.

Dare voce è dare corpo.
E il corpo sa essere testimone, attendibile.

Il corpo è un essere multilingue. Parla con il suo colore e la sua temperatura, l’ebbrezza del riconoscimento, lo splendore dell’amore, le ceneri del dolore,
il calore dell’eccitazione, la freddezza della mancanza di convincimento.
Parla con la sua lieve danza, con il battito accelerato del cuore, con il crollo e la ripresa della speranza.
Clarissa Pinkola Estés, scrittrice, poetessa e psicoanalista statunitense

EMERGERE DAL BUIO – VENIRE ALLA LUCE

Ascoltando le testimonianze dei relatori, percependo la peculiarità del punto di vista specifico di ciascuno, osservando la concentrazione dell’uditorio e ripensando alla profonda bellezza che io trovo insita nella mia esperienza del light painting**, non posso che confermare l’intuizione che – alla fine – sia una questione di SGUARDI.

Alla fine e anche all’inizio.
Nel senso che, secondo me, è da lì che si comincia: bisogna modificare lo sguardo sul corpo.
Anzitutto il proprio sguardo.
Anzitutto sul proprio corpo.

Perché dallo sguardo passa sia il giudizio, la condanna, la violenza-violazione, sia il riconoscimento, l’accoglienza, la determinazione di sé (tramite l’altro, tramite il noi).

L’esperienza di un ritratto in light painting, in questo caso, è emblematica: è – letteralmente – un venire alla luce: rispettoso dei tempi di ciascuno; rispettoso dell’unicità di ciascuno; rispettoso della peculiarità, imperfetta e meravigliosa, di ciascuno.

Un’esperienza potente e gentile, dico io.

EMERGERE DAL BUIO SI PUÒ

Per mia fortuna io non ho esperienza diretta di violenza subita o assistita.
Ma ho esperienza di donne.
E per la mia esperienza nel ritrarre in light painting donne di ogni età, so che emergere dal buio non solo si può, ma può essere un’esperienza catartica.

Un’esperienza profonda.
Una scoperta.
Un’emozione che resta.

Una rinascita.

Dare corpo e luce a un’immagine di sé (e del femminile) nuova, diversa, notevole e, quindi, meravigliosa (poiché meravigliante) fa la differenza.

Coltiva uno sguardo nuovo.

Attraverso il quale – chissà! – pensare, dire e costruire un modo nuovo di stare insieme e, dunque, un mondo nuovo in cui vivere diventa possibile.

Io ci credo. E ci lavoro. Giorno dopo giorno.
Per le mie amiche, madri, compagne, sorelle, figlie.
Per me.

Per te.

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* Nel dettaglio, in programma la presentazione del libro Giù le mani dalle donne, di Alessia Sorgato (cassazionista specializzata in diritto penale delle vittime), accompagnata dalla lettura animata da Fabio Passoni e Daniela Naselli.
Conversano con loro e con i convenuti, gli psicologi e psicoterapeuti Maddalena Corbella (consultorio La Famiglia) e Luigi Castelli (consultorio Icarus Spazio per uomini che vogliono cambiare), e l’avvocata Laura Tettamanti (Telefono Donna).

L’atrio della scuola di via Volta che ha ospitato l’evento era impreziosito dalla mostra Sul corpo, da me ideata e già allestita presso la Scuola di Musica di Villa Guardia venerdì scorso. Fotografia e pittura in dialogo reciproco per proporre uno sguardo ‘altro’ – non predatorio – sul corpo, delle donne ma non solo.

L’evento si affianca e dà voce alla campagna Posto Occupato, da dieci anni dalla parte delle vittime della violenza di genere.

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