DDEDD workshop in carcere al Bassone

DDEDD – Un laboratorio fotografico in carcere a Como

Al termine del tortuoso percorso di un tortuoso anno ‘in carcere’, c’era l’esigenza di restituire il senso di un’esperienza preziosa, di condividerne il portato e di raccontarlo, sia dentro sia fuori il carcere, come da mission del progetto stesso. Non è stato immediato scegliere cosa fare e come. Ecco il risultato e tutti i e le partner dell’azione. Grazie a tutti, tutte e ciascuno.

DI DONNE E DI DEE – COM&CO – Como e le sue Comunità from allebonicalzi.com on Vimeo.

CASA CIRCONDARIALE DI COMO 2020

Il progetto era di realizzare un laboratorio fotografico di autoritratto sul tema degli archetipi del femminile, con i gruppi di donne reclusi al Bassone.
Eravamo pronte a partire e invece scoppiò la pandemia e il carcere fu chiuso, sia in entrata sia in uscita.

Di fatto, quanto realmente fatto con le donne (cisgender e transgender) è stato quasi solo ‘preparatorio’: il questionario iniziale e gli incontri laboratoriali (ristrutturati in corso d’opera e in remoto o, comunque, senza più il mezzo fotografico che avrebbe dovuto esserne la cifra distintiva) avrebbero dovuto preparare il terreno alla rappresentazione in light painting della dea interiore di ciascuna.
Ma così non è stato. Non è stato possibile.

Le uniche fotografie in presenza che si è potuto realizzare sono quelle che si vedono nel video.
Per questo, alla fine, sono state valorizzate al massimo!

 

DDEDD workshop in carcere al Bassone

DUE SERIE FOTOGRAFICHE, UNA FILOSOFIA

Si tratta di due serie fotografiche distinte.
La prima serie è ispirata alla dea Afrodite ed è stata realizzata scattando attraverso un pannello di plexiglass (ad un tempo confine di protezione, ma anche finestra su un possibile mondo ‘altro’ esterno al carcere): ciascuna partecipante ha potuto scegliere il colore dello sfondo, la posa e, soprattutto, quanto esporsi, avvicinandosi o allontanandosi dal plexiglass a seconda di quanto volesse risultare a fuoco.

La seconda serie è ispirata alla dea Atena ed è, di fatto, un controluce estremo (tecnicamente è un Dark field light) che mira a tracciare un profilo luminoso del soggetto, custodito nell’ombra. Di nuovo, la possibilità di esporsi e rendersi più o meno riconoscibile è aperta e l’identità è, ad un tempo, custodita e svelata in modo inedito. Sorprendente.

IL RAPPORTO CON LE PERSONE COINVOLTE

L’accoglienza del risultato degli scatti in carcere, sia immediatamente sia quando abbiamo consegnato le stampe, è stata molto positiva e si riassume – per me – nel commento di Monique, una giovane transessuale:

«Ho scoperto che se posso fare una foto e uscire bella, allora anche fuori potrei essere così bella».

Ed è stato proprio in occasione dell’ultimo incontro e del questionario finale che è nata l’idea di recuperare le parole che quelle donne (o le loro compagne, cis e trans, magari ormai già uscite dal carcere) ci avevano consegnato.

Perché se i lavori manuali (collage, disegni ecc.) erano come degli ‘esercizi grammaticali’, nei questionari e nelle foto- grafie era invece emersa una vera e propria narrazione e messa in gioco di sé.

DDEDD workshop in carcere al Bassone

L’archetipo madre-figlia (Demetra-Persefone): tessere la relazione.

UN INTRECCIO DI PAROLE

Per questo si è optato per accompagnare il flusso delle immagini con un flusso di parole.
Uno stream of consciousness collettivo.

Selezionate le risposte più interessanti o suggestive raccolte tra il primo e l’ultimo incontro, ho chiesto alle mie compagne di viaggio (Laura Castegnaro, Eletta Revelli ed Elisa Roncoroni) di dare letteralmente voce a chi al momento non poteva usarla.

L’intreccio delle tre linee di voce, mixate ad arte da Nicola Maria Lanni (studio allegropanico) cui si deve anche la composizione e realizzazione della musica, accompagna lo scorrere delle immagini con l’intento unico di suscitare interesse e, possibilmente, di generare meraviglia.

NARRARSI NELLA FRAMMENTARIETÀ – Stralci dai questionari condivisi
– Se io fossi una pianta vorrei essere un albero che rifiorisce dopo un lungo inverno.
– Come una quercia… anche se quando fa freddo perde le foglie, hai la certezza che a ogni primavera rifiorirà sempre più forte.
– Io un rododendro: fiorisce quando ha voglia!
– Io sarei una betulla, perché è l’unica con la corteccia bianca: non mi piace essere uguale alle altre.
– Se io fossi un fiore sarei un girasole, sempre rivolto alla luce.
– Io una peonia, più bella della rosa e più rara.
– Ho paura di essere ferita e diventare aggressiva, non so perdonare.
– La vita è bella, nonostante gli ostacoli.
– Finché c’è speranza c’è vita.
– Farlo o non farlo, è questo il dilemma.
– Un superpotere? Andare sempre avanti e non ricadere di nuovo.
– Io no, vorrei teletrasportarmi nel passato e aggiustare tutto ciò che è andato nel verso sbagliato.
– Io invece vorrei bloccare il tempo. Essere invisibile.
– A me piace come sono e non cambierei proprio niente di me. Mi va bene così. Poi sì, mi piacerebbe avere il superpotere di tornare indietro nel passato: farei tanto diversamente, cambierei tante cose.
– Io vorrei avere tutti i tipi di superpotere, così da far rivi- vere mia mamma.
– Se io fossi famosa vorrei che fosse per il mio essere pura in tutto e per le mie capacità.
– A cosa non rinunceresti mai? A essere libera.
– Voglio andare via. Voglio la libertà. Voglio essere libera. Voglio amare.
– Voglio stare bene. Voglio avere forza. Voglio vedere gente perché mi fa sentire viva.
– Vorrei far capire agli altri come sono interiormente.
– Cosa vorrei da questa esperienza? Che ne esca un’opera d’arte!
– È la prima volta che faccio foto così, con tutta l’attrezza- tura. Mi son sentita come una fotomodella con le luci. E ho scoperto che se posso fare una foto e uscire bella, allora anche fuori potrei essere così bella.
– Mi è piaciuta la Dea Madre, perché la mamma è la mamma, non c’è figlio bianco o nero. Accetta tutto e non gliene frega niente se sei femmina o trans.
– Di me ho scoperto la tenerezza. E abbastanza paura.
– Ho scoperto la Dea Guerriera: non pensavo di riuscire a essere così forte.
– Di nuovo, su di me, ho scoperto la semplicità femminile che non sapevo di avere.
– Io ho trovato la timidezza.
– Ognuna delle Dee ha qualcosa di me.
– Di ogni Dea ho trovato qualcosa in me e, grazie a voi e alle mie compagne, ho scoperta molte cose che avevo ‘nascoste’. Soprattutto, grazie alle foto, ho scoperto novità sul- la mia femminilità.
– La Dea che mi è piaciuta di più? Nessuna. Me stessa! Ahahaha.
Io sono tutto ciò che vedi. Sono così. Sempre.
– Dire che non mi sia piaciuto sarebbe una follia!

DI DONNE E DI DEE, ANCHE IN CARCERE

L’intero mio lavoro intitolato Di Donne e di Dee, dal 2015, riguarda la realizzazione di ritratti gentili di femminilità potente. Il lavoro fatto in carcere si allinea perfettamente a questa ‘estetica’ che, da fatto, è un’etica.

«Lungi dal volere (e potere) dare un giudizio di merito alle donne ritratte, alle loro storie e alle loro responsabilità, l’importante, secondo me, è poterci mettere in ascolto. Profondo. Con loro, con noi stesse e noi stessi, con gli archetipi del femminile e con la possibilità, vera, di raccontare per cambiare il mondo.
Confido che questo prodotto audiovisivo renda ragione di tutto ciò e offra spunti adatti a promuovere il dialogo sui temi forti e cari alla cordata che lo ha voluto e permesso.
Grazie per aver scelto il mio sguardo per dare corpo e luce a questo progetto. Da riproporre, per me.»

DDEDD workshop in carcere al Bassone

GRAZIE A DIOGENE PER L’ARTICOLO

In attesa di poter condividere la proiezione del video in presenza, anche dentro le mura del carcere, ringrazio la redazione di Diogene (l’inserto de La Provincia, diretto da Paolo Moretti) e, in particolare, ringrazio Alessia Roversi per aver incluso il racconto di questo progetto nello speciale dedicato alla filosofia etica (ottobre 2021).

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CREDITI

Centro Servizi per il Volontariato dell’Insubria e cooperativa Lotta contro l’Emarginazione presentano

DI DONNE E DI DEE • COM&CO – Como e le sue Comunità
Progetto integrato per il consolidamento degli interventi di accompagnamento all’inclusione socio lavorativa delle persone sottoposte a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria – ID 1183879

UE – REGIONE LOMBARDIA – FSE

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CAPOFILA
Centro Servizi per il Volontariato dell’Insubria

AZIONE REALIZZATA DA
cooperativa Lotta contro l’Emarginazione

PARTNER DEL PROGETTO
Symplokè, Consorzio Concerto, Cooperativa Sociale Prodest onlus, ASCI Lomazzo, Associazione Glocal

DI DONNE E DI DEE

Fotografie
Alle Bonicalzi

Voci
Laura Castegnaro – Eletta Revelli – Elisa Roncoroni

Musica
Nicola Maria Lanni

Montaggio audiovisivo
studio allegropanico

COM&CO – Como e le sue Comunità
Progetto integrato per il consolidamento degli interventi di accompagnamento all’inclusione socio lavorativa delle persone sottoposte a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria – ID 1183879

Con il patrocinio di
UE – REGIONE LOMBARDIA – FSE

 

 

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