
CONTRO LE PAROLE DELL’ODIO
Giovedì 12 dicembre 2019 al Teatro San Teodoro di Cantù, ho avuto il privilegio di partecipare al convegno Le parole dell’odio, in duplice veste: relatrice (insieme a Paola Minussi, presidente della Women in White – Society di cui faccio parte) e fotografa espositrice (l’immagine di Indicibile qui sopra è stata commissionata come locandina dell’evento). Organizzato dal quotidiano La Provincia, per volontà e tenacia soprattutto di Paolo Moretti, direttore dell’inserto Diogene, il convegno è stato partecipatissimo.

Da Diogene – fotoservizio Andrea Butti
TRE TEMATICHE INTERSECATE: SESSISMO, MIGRANTI, SOCIAL NETWORK
Dedicato ad associazioni e scuole, ma non solo, Le parole dell’odio è stato un incontro di riflessione sul cosiddetto hate speech. Come WiWs noi siamo intervenute sul tema specifico del femminile, alternandoci con altre e altri relatori che hanno affrontato altri aspetti del tema: i migranti e i social network. Tra un intervento e l’altro, intermezzi musicali e teatrali.
Esposte alle pareti, alcune immagini di Indicibile.
SUPERARE L’INDICIBILE
La cosa peggiore che si possa fare con le parole è arrendervisi.
George Orwell
Alle parole dell’odio non solo si può, ma si deve reagire.
Come?
Secondo me – e questo è il sunto del mio intervento – amando le parole.
Il che significa, almeno, tre cose:
- Rompere il silenzio
Perché prima ancora di insulti, minacce e intimidazioni, è il linguaggio comune ad essere spesso usato in maniera sessista, ed è soprattutto il silenzio a ferire, a volte alla morte. - Dare voce alla differenza.
Perché il linguaggio non è neutro, bensì dissimmetrico (ne parlai anche alla Fiera del Libro di Como a settembre): una caratteristica che lo fa scivolare facilmente nella discriminazione.
Pensiamo, ad esempio, al plurale collettivo, che è maschile in italiano: invece di includere le donne, le tacita, le silenzia. - RaccontarePerCambiareIlMondo
Per amore di noi stesse e noi stesse e per le generazioni a venire: raccontare per condividere, sentirsi meno sole e soli, creare solidi rapporti di empatia.
Raccontare è umano e dà luogo all’umano, alla memoria,
alla partecipazione, alla comprensione. (Christa Wolf)
AMARE LE PAROLE, OSARE DARSI VOCE
Per coinvolgere maggiormente il pubblico in sala, come WiWs abbiamo anche installato un Albero delle Parole d’Amore, ove chiunque potesse lasciare un messaggio.

Da Diogene – fotoservizio Andrea Butti
L’albero delle parole per disarmare l’odio, realizzato dalle idee, la sensibilità, gli scritti del pubblico che giovedì scorso ha condiviso con noi l’evento al Teatro San Teodoro, ha dato i suoi frutti. E noi a Diogene abbiamo scelto proprio uno di quei frutti per farci il titolo di copertina del numero che è in edicola oggi, come ogni martedì, con La Provincia di Como. Paolo Moretti, direttore di Diogene
La mia serie fotografica conta oggi 58 immagini, raccolte in uno splendido catalogo opera di allegropanico.com, visibili e in vendita nel formato originale (12×12 cm) presso la galleria d’arte Galp di Olgiate Comasco.
Esposte in questa sede 14 immagini riprodotte nel formato di 1 metro quadro.



Qui l’intera serie a catalogo.
UOMINI E DONNE INSIEME CONTRO LE PAROLE DELL’ODIO
Reclutate e reclutati da Paolo Moretti, responsabile di Diogene, si sono alternati sul palco del teatro San Teodoro:
Alessandro Galimberti (presidente Ordine dei giornalisti Lombardia)
Diego Minonzio (direttore La Provincia)
Luigi Colzani (presidente Csv Insubria)
Con la partecipazione di Pino Adduci (attore); Giambattista Galli, Francesco Andreotti e Nadir Giori (musicisti dei Sulutumana).
Testimonianze di
- Paola Minussi (musicista e scrittrice) e Alle Bonicalzi (fotografa e filosofa) della Women in White – Society, sul tema delle parole d’odio e le donne;
- Amanda Cooney (cittadina inglese residente a Como da decenni), Olivia Molteni Piro (mamma adottiva impegnata nella cooperazione internazionale) e Nello Scavo (giornalista di Avvenire), sul tema delle parole d’odio e i migranti;
- Paolo Picchio (padre di Carolina) e Ivano Zoppi (presidente Fondazione Carolina), sul tema delle parole d’odio, i social e la scuola.
Tira le fila e conclude Anna Sfardini (ricercatrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano).
Proiettate, fotografie di Gin Angri.
In sala esposta la serie fotografica #Indicibile di Alle Bonicalzi.

Qui l’intera serie a catalogo.
Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola.
A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere.
Emily Dickinson
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